Percorso: Il cavallo maremmano / Le Tradizioni / I Giochi
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lunedì, 25. novembre 2024

Testi e foto tratti dal libro “Butteri di Maremma” di Antonella Deledda e Lorenzo Mancioppi, Vallecchi Editore

 

Gioco del Saraceno
Gioco della Rosa
Gioco della Rosa al Campo Sportivo Amiata, Grosseto 1956

Il Saracino

Conosciuto anche come “corsa al saraceno”, questo è il gioco che più si ricollega alla tradizione torneistica, in quanto simula lo scontro tra due guerrieri armati; il cavaliere, in realtà, è uno solo, armato di una lunga lancia con cui assale il bersaglio – detto appunto saraceno, nome che evoca l’antico odio per i Mori. Tale bersaglio è comunemente rappresentato da un fantoccio a forma di guerriero, posto su un palo ad altezza di uomo a cavallo, che impugna con la sinistra uno scudo e con la destra un bastone. Se non viene colpito nel punto giusto, cioè sullo scudo, il fantoccio, ruotando su se stesso, colpisce col bastone il cavaliere inesperto.
Questo gioco ha conservato in alcune città il suo carattere tradizionale e viene svolto in costume con grande coinvolgimento del pubblico che tifa per i colori della propria contrada.
Con minore pompa, compare spesso anche nelle gare paesane, quando, se manca la solennità dell’avvenimento, si conserva però il fascino di un gioco antico.

Il gioco dell’anello

Consiste nel tentare di infilare, con una lancia di dimensioni variabili, un anello pendente da un palo e posto all’altezza delle spalle del cavaliere, assicurato al palo in modo che una volta infilato, si stacchi. Gli anelli da infilare possono essere più di uno e in questi casi sono collocati lungo un percorso rettilineo ad un certo intervallo l’uno dall’altro.
I cavalieri, al segnale della partenza, affrontano al galoppo la pista: la difficoltà consiste nel trovare la stabilità e la giusta posizione per riuscire ad infilare l’anello, solitamente di piccole dimensioni, e nel non perderlo lungo il tragitto. Vince il cavaliere che riporta indietro il maggiore numero di anelli o che lo fa nel tempo minore.

Il gioco della Rosa

Si tratta di un gioco a squadre, nel quale si confrontano una decina di cavalieri di due colori diversi, ciascuno dei quali porta appuntata al braccio una rosa del colore della sua squadra. Il gioco si svolge all’interno di un recinto o di un’area delimitata: chi sconfina viene squalificato.
Al segnale d’inizio ogni cavaliere, muovendosi all’andatura e nella direzione che vuole, deve cercare di strappare la rosa ai componenti della squadra avversaria, difendendo strenuamente la propria. Vince la squadra che al termine prefissato ha conquistato il maggior numero di rose, sottraendole alla squadra avversaria.
I partecipanti devono possedere grande destrezza, equilibrio e padronanza del cavallo, il quale a sua volta deve avere una doma raffinata e grande sensibilità ai richiami del cavaliere; in particolare è necessario che il cavallo sia sbrigliato, in modo che il cavaliere abbia una mano libera con cui destreggiarsi nel gioco. In ogni caso è una prova invisa ai cavalli, che non capiscono il motivo delle veloci richieste del cavaliere.
Il gioco è regolato da uno o più giudici a cavallo che vigilano sulla correttezza dei giocatori e sul rispetto dei confini del campo di gara.
Questa movimentata competizione, che ha certamente anch’essa origine nei tornei medievali, è rimasta molto sentita tra i butteri del grossetane: fino al 1956 si sono svolte gare nel campo sportivo comunale, durante le quali si accendeva la massima rivalità tra i butteri, che non di rado si scambiavano scorrettezze e colpi pesanti. Recentemente è stata riscoperta anche nei paesi del viterbese dove ancora si fanno, o si è ripreso a fare, gare tra gente di cavalli, butteri o appassionati della doma a mazzetta.

 

PEC: anam@pec.anamcavallomaremmano.com